Fra gli arcieri pescatori è risaputo che la freccia da pesca deve essere pesante, rigida e con Foc (Front of center, o Forward of center per alcuni autori) particolarmente pronunciato, perché altrimenti avrà difficoltà a penetrare e a mantenere la traiettoria nell’acqua. Ad onor del vero, se dovessimo basarci sulla quasi totalità dei filmati di provenienza Usa che troviamo su YouTube, dove si vedono pesci catturati praticamente a pelo d’acqua o al massimo sotto pochi centimetri dalla superficie, potremmo disinteressarci del fattore peso/spine/ Foc perché la penetrazione e la traiettoria in acqua non costituirebbero un problema. Tuttavia noi italiani abbiamo un altro modo di affrontare la pesca con l’arco, una nostra “scuola di pensiero” che, prendendo in considerazione la praticabilità con l’arco delle nostre acque (laghi di pesca sportiva o privati) e la relativa ittiofauna prelevabile (prevalentemente trote iridee), ci obbliga ad attrezzature e tecniche in grado di colpire le prede in profondità, a distanza e con stima dell’anticipo. Decisamente più difficile e selettivo, certo, ma infinitamente più emozionante e virtuoso. Per trovare la “quadratura del cerchio” fra queste caratteristiche ed avere una freccia da pesca performante. Abbiamo preliminarmente messo alcuni vincoli progettuali. L’asta deve essere in carbonio a sezione ridotta, con fibra intrecciata non parallela, pensata per la caccia, ovvero più resistente alle rotture per compressione, qualora si picchi sul fondo roccioso (Easton N-Fused Carbon Axis Realtree spine 400). La punta deve essere una Muzzy Quick Release o una Cajun Piranha, perché resistenti sia come corpo che come puntale, fra l’altro intercambiabile e disponibile sia a cono che a scalpello, per i pesci più coriacei (alle punte stringiamo anche gli ardiglioni per ridurne la resistenza in acqua). La lunghezza della freccia da pesca finita deve risultare la minima possibile, per ridurne l’ampiezza delle oscillazioni dovute alla compressione e conseguente flessione che subisce allo scocco per l’inerzia al moto, e avere, comunque, minor superficie d’attrito sia in aria che, soprattutto, in acqua. Il loop della freccia per legarci la lenza deve essere in coda e non di lato, per evitare che durante il volo la lenza vincolata che si srotola possa opporre resistenza più da una parte che dall’altra, alterando la traiettoria della freccia soprattutto nei tiri lunghi. Stabilito quanto sopra, si procede con il fissaggio della punta all’asta. Per avere un perfetto allineamento, poiché fra il diametro interno della punta e quello esterno dell’asta rimane dello spazio, va inserito un segmento di alluminio 2018 (trattasi di asta in alluminio per freccia, da non con l’asta della freccia da pesca di cui si parla) a spessorare l’interspazio.
Riempiamo l’asta con un pezzo di barra cilindrica del diametro di 5 millimetri, che possiamo scegliere fra alluminio, ferro, ottone e piombo (quando non si trovano in commercio si possono fare al tornio), con il duplice scopo di adattare il Foc e di fornire un corpo rigido e pieno a tutto l’insieme costituito da punta, materiali di riempimento e asta, così da offrire la giusta resistenza al foro di 2 millimetri ed alla spina di trattenuta (un chiodo di ferro) che va inserita trasversalmente, ovviamente dopo aver incollato tutti i componenti con colla epossidica. Bisogna prestare anche particolare attenzione ad evitare che i corpi cilindrici di punta, alluminio 2018 e riempimento interno, terminino tutti nello stesso punto e finiscano per farvi leva in caso di flessione della freccia, favorendone la rottura in tale punto. Adesso entrano in gioco i materiali di riempimento, che possono essere utilizzati per appesantire la freccia ma, anche, per distribuire il peso a carico della stessa, andando nuovamente ad incidere sul Foc e, pertanto, sulla parabola balistica.
Dopo averle provate tutte (pallini di piombo da caccia, sabbia, altre aste più sottili da inserire all’interno, fili di piombo per pesca singoli o variamente intrecciati, filo di acciaio armonico), la conclusione è che il miglior tuning si ottiene solo provando in condizioni di utilizzo reali il comportamento della freccia da pesca.
Può sembrare lapalissiano, ma così non è, perché l’esperienza insegna che una freccia da pesca perfetta in aria non è detto che lo sia in acqua, il che vanifica le messe a punto davanti ad un paglione; una freccia da pesca che voli perfettamente, svincolata da una lenza di trattenuta, potrebbe risultare inguardabile una volta attaccata ad una lenza, il che vanifica il setup fatto senza mulinello. Stando così le cose, è indispensabile poter disporre di materiali di riempimento dal peso diverso, non stabilmente fissati dentro l’asta e facilmente intercambiabili per aver modo di provarli dentro uno specchio d’acqua.
Una soluzione ad hoc la si trova nei cavetti di acciaio, disponibili in diverse tessiture e numeri di fili costituenti ciascun cavetto, nonché nei diametri di 4 e di 5 millimetri, che forniscono una gamma di possibilità di peso per unità di lunghezza quantomai ampia che, potendo inserire a piacere dentro l’asta rimuovendo semplicemente la cocca, permettono numerosissime soluzioni sperimentabili direttamente una volta sul lago.
Per maggiori informazioni: paolopasquini.arco@alice.it.
PAOLO PASQUINI