La potente freccia da siluri

Ipotizziamo di avere la possibilità di pescare con l’arco in bacini popolati da pesci di oltre 30 chilogrammi; che vi sia un concorso di circostanze in base alle quali ci venga richiesto di colpire più soggetti possibile (tentativo di eradicazione…), facendo tuttavia ogni sforzo per evitare animali feriti e non recuperati; che la specie ittica insidiata sia particolarmente resistente, potente dal punto di vista natatorio e, se colpita, estremamente solerte nel cercare rifugio fra gli anfratti e gli arbusti del fondale…

Questo è lo scenario nel quale ci troviamo ad operare durante il contenimento del siluro (Silurus glanis), che portiamo avanti ormai da un paio d’anni presso alcuni laghi di pesca sportiva del Nord Italia. Fra i molti accorgimenti tecnici messi a punto per la riuscita di quest’attività, merita una menzione speciale la freccia da pesca, per la quale occorre prevedere che la punta con gli ardiglioni di tenuta non se ne vada con la preda (qualora l’asta si rompa) e che la freccia non rimanga incastrata negli ostacoli sul fondale (una volta colpito il pesce). Per soddisfare questi requisiti, ci siamo ispirati ai colleghi bowfishers americani, che hanno sviluppato alcuni accorgimenti per la pesca con l’arco dei grossi Alligator Gar (Atractosteus spatula), pesci estremamente coriacei e simili ad un alligatore. Prima di tutto chiudiamo l’asta della freccia sul lato dove s’inserirebbe la punta, per evitare che i materiali di riempimento usati per appesantirla possano uscire. Inseriamo un collare di alluminio (come per le aste “footed”) dell’esatto diametro interno della punta da pesca, in modo che punta ed asta s’innestino senza oscillazioni e non vi sia un’usura particolare del carbonio dell’asta. In sostanza, realizziamo un innesto “metallo su metallo”. Con una sagola in fast flight da 400 libbre di carico, lunga circa il triplo della freccia, ricaviamo un’asola da un lato e leghiamo dal lato opposto la punta sfruttando il foro nel codolo (che, se non già presente, dovrà essere fatto con un trapano a colonna con punta per metallo HSS di 2.5 mm e ripassato con uno svasatore per evitare che possa recidere il filato). Infine, fissiamo all’asta della freccia sul lato della cocca un’altra asola, che serve per vincolare la freccia da pesca alla lenza del mulinello.

Arrivati a questo punto, procediamo con l’assemblaggio dei pezzi. Prima di tutto accoppiamo l’asola della sagola con la punta da pesca all’asola dell’asta e con del nastro adesivo blocchiamole insieme subito sotto la cocca. Successivamente, inseriamo la punta da pesca sul collare in alluminio all’estremità dell’asta e, analogamente a quanto già fatto, fermiamola con il nastro adesivo. Risulterà, così, che a punta inserita e ad asole accoppiate si abbia un esubero della sagola in fast flight (è, infatti, il triplo della lunghezza della freccia), che provvederemo poi a distendere e a distribuire lungo l’asta con le necessarie sovrapposizioni, finendo per avere dei tratti di filato paralleli ed adiacenti all’asta, che andremo a bloccare con del nastro adesivo, o nastro carta da carrozzieri. La freccia “per siluri” è quindi pronta. In fase di scocco, di volo e fino all’impatto lavorerà come ogni normale freccia da pesca, ovvero trascinerà la lenza a cui è vincolata tramite l’asola dietro la cocca e penetrerà il pesce con la punta. Dal momento in cui la preda è colpita, l’arciere ne contrasterà la fuga trattenendo la lenza non considerando i casi di rottura della lenza a monte della freccia (filato in nylon non adeguato) o della punta da pesca che non si conficca bene nelle carni del pesce (scarsa penetrazione della freccia dovuta a insufficiente energia residua o a un errato punto d’impatto).

Ma riprendiamo le due casistiche menzionate all’inizio e vediamone gli esiti in virtù della freccia assemblata: 1) nel caso in cui l’asta si rompa per la violenta reazione del pesce, avremo che il moncone di freccia esterno all’animale risulterà inattivo, pur se collegato alla lenza tramite la propria asola, mentre la punta infissa tratterrà ancora attivamente la preda, essendo vincolata alla lenza tramite la propria asola; 2) nel caso in cui l’animale finisca per incastrarsi nel fondale con la freccia infissa nelle carni, esercitando una resistenza decisa con la lenza ed il mulinello, si potrà svincolare l’asta dalla punta, strappandone il nastro adesivo che le univa, e a quel punto le sovrapposizioni della sagola si libereranno a loro volta, permettendo all’asta di arretrare fino ad uscire dal pesce e “ciondolare” inattiva, lasciando ancora conficcata la punta e, pertanto, consentendo la prosecuzione del combattimento. Le foto qui riportate renderanno comunque ancora più chiaro quanto sin qui descritto.

Per maggiori informazioni: paolopasquini.arco@alice.it

PAOLO PASQUINI

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