Questa volta vi presento la realizzazione di un mio assetto da pescatore archetipico con longbow, in contrasto estetico e funzionale con quello tecnologico munito di compound che prevalentemente incarno. L’assetto in questione deriva da un’emulazione di Fred Bear che, anni fa, mi po18rtò alla realizzazione di un dispositivo che di tanto in tanto utilizzo, specie in laghi dove gli avvistamenti sono rari e le prede di grossa taglia.
Negli anni fra il 1952 ed il 1956 Fred Bear pubblicizzò il primo dispositivo da pesca con arco (fishing outfit) destinato alla commercializzazione, di cui si ritrovano ancora le pagine pubblicitarie con relativi prezzi. Dopo il ’56 l’oggetto in questione fu abbandonato e sostituito dalla cosiddetta “padella”. Tuttavia il primo, a mio avviso, era ed è il più indicato e pratico fra i modelli ad avvolgimento manuale pensati per archi tradizionali senza attacco per lo stabilizzatore. Si tratta in pratica di un pezzo di legno trapezoidale largo alla base circa 10 centimetri, spesso 2-3 e con spigoli arrotondati, dotato di un punto d’incastro sul lato corto ed esterno del trapezio per fermare la sagola ed impedirne lo srotolamento. Il tutto munito di due linguette metalliche sporgenti per poterlo fissare al riser con del nastro adesivo. Come si nota nella pubblicità dell’epoca, il grande e mancino Fred utilizzò per gli anni 1952-1953 la foto di un riser destro, diventato poi sinistro fra il 1954-1956, ma in ogni caso il dispositivo è montato superiormente rispetto al piatto di finestra.
Il mio fishing outfit parte da quello inventato da Bear, ma lo re-interpreta in “ottica Pasquini” perché non c’è nulla di meglio che ispirarsi, capire, sperimentare ed adattare senza snaturare l’idea altrui… divertendosi. Per cominciare, ho ricavato il trapezio su cui viene avvolta la sagola da una mattonella di sughero recuperata da una ristrutturazione. Non occorre descriverla nel dettaglio perché la foto è autoesplicativa. La scelta di ricorrere al sughero al posto del legno è motivata dal maggiore attrito che il sughero offre alla sagola rispetto al legno, per cui si ha una miglior tenuta allo srotolamento accidentale, soprattutto quando il filato è bagnato. La parte piatta che viene a contatto con il riser è stata rivestita di una striscia di pelle scamosciata recuperata da un lavaggio auto. Per poter fermare la sagola durante la cerca con la freccia incoccata e l’arco rivolto verso la superficie dell’acqua, ho fissato lateralmente una palettina di legno dei vecchi gelati “Pinguino” (chi ha i miei anni se lo ricorderà). Infine, per fissare l’insieme al riser dell’arco, sono state impiegate tre strisce della stessa pelle scamosciata di cui sopra, fatte passare attraverso tre fori praticati alla base del trapezio. Uno dei fori l’ho usato anche per bloccare la sagola dal lato opposto alla freccia, così che un eventuale svolgimento totale del filato non determini la perdita della preda, della freccia e della sagola stessa. E, rispetto a Bear, io preferisco posizionare il dispositivo sotto e non sopra l’impugnatura. Non c’è molto altro da aggiungere, se non un “provateci” e per gli scaramantici un “buona pesca”.
Per informazioni: paolopasquini.arco@alice.it.
PAOLO PASQUINI